Medici sotto stress. Droga e alcol in agguato
Medici sotto stress. Droga e alcol in agguato.
Test in corsia: scettico Gabriele Peperoni
Stress da ansia: l’insidia è dietro l’angolo. E se la sindrome si abbatte su soggetti a rischio, i danni aumentano. E’ il caso dei medici, categoria assai esposta al flagello. La questione è stata affrontata da «Lancet» che ha pubblicato il lavoro di tre ricercatori canadesi. Gli studiosi hanno raccolto le testimonianze di molti dottori in odore di «esaurimento». Ne è emersa la grave incidenza del superlavoro, degli adempimenti burocratici, dei conflitti in ambiente lavorativo. E l’affresco clinico e umano è inquietante: un dottore su quattro, prima o poi, «scoppia» (sindrome del «Burnout»). E in questo caso affronta nell’ordine esaurimento, distacco, cinismo e, infine, autosfiducia totale. E visto che le percentuali riportate da «Lancet» sono estensibili anche al quadro italiano, ecco altri numeri a rischio: da noi i medici con stress significativi sono il 45%, i medici di famiglia afflitti da «burnout» conclamato sono il 30%, quelli che ricorrono all’alcol il 10%, e quelli che usano droghe il 3%. Con riverberi gravi sulla qualità della prestazione professionale, sulle probabilità di sbagliare, sulla salute e sugli affetti. E se alcol e droga sono in agguato, scatta il dibattito sulle contromisure. Alcuni azzardano l’introduzione in corsia di etilometro e test antidroga. Altri invocano rimedi strutturali. E’ il caso di Gabriele Peperoni, Presidente dell’Ordine dei Medici partenopei: «I casi critici? Non da grandi numeri. Eccessivo il ricorso ai test. Piuttosto occorre rimodulare gli ambienti lavorativi: i Collegi di Direzione, però, spesso non vengono convocati. Gli inneschi del problema, infatti, sono a monte. E’ il caso, ad esempio, di turni di lavoro massacranti che logorano il medico a 360 gradi. Del “burnout”, in breve, vanno estirpate le radici».