Comunicato Stampa: sulla vicenda della giovane ivoriana
Il Consiglio dell’Ordine dei Medici di Napoli interpella il direttore sanitario del Fatebenefratelli sulla vicenda della giovane ivoriana segnalata alle forze dell’Ordine. Il responsabile dell’ospedale: «Non potevamo fare altrimenti. La procedura applicata è prevista dalle leggi vigenti. Il disegno di legge del Pacchetto Sicurezza non c’entra».
Il Consiglio dell’Ordine dei Medici di Napoli, convocato d’urgenza dal presidente Gabriele Peperoni per esaminare il caso dell’immigrata ivoriana, ricoverata all’Ospedale Fatebenefratelli dove è stata assistita nel corso del parto e successivamente è stata segnalata dai sanitari alle Forze dell’Ordine, ha interpellato le direzione del nosocomio per chiarimenti sulla vicenda. Così il presidente Peperoni: «Al Consiglio il direttore sanitario del nosocomio, Alberto Carbone, respingendo gli addebiti apparsi sui media circa un’applicazione impropria e arbitraria di una legge tra l’altro nemmeno in vigore, ha invece spiegato l’inevitabilità della procedura posta in essere dai sanitari del Fatebenefratelli che si sono attenuti scrupolosamente, come da prassi consolidata in questi casi, alle leggi vigenti sul ricovero per maternità. Le attuali norme, infatti, prevedono l’obbligatorietà per la partoriente/puerpera, sia essa cittadina italiana o straniera, di esibire un documento di riconoscimento valido e, nel caso di stranieri non appartenenti all’Unione Europea, anche l’esibizione del permesso di soggiorno. E nel caso non fosse esibito il documento, la legge vigente ammette in subordine che due testimoni, forniti di documento, garantiscano della identità della partoriente: procedura questa finalizzata a tutelare con priorità assoluta il neonato che non può essere affidato a persona di identità sconosciuta onde evitare al bambino il rischio reale di percorsi oscuri o clandestini». Al Consiglio dell’Ordine partenopeo Carbone ha ribadito che la stessa prassi, con relativa segnalazione alle Forze dell’Ordine, sarebbe stata adottata anche nei confronti di un’italiana che si fosse trovata nella condizione della giovane ivoriana e sempre nel superiore interesse del bambino: la signora ricoverata al Fatebenefratelli, infatti, non solo non ha esibito documenti né testimoni, ma aveva solo fotocopia del passaporto e la richiesta di soggiorno peraltro scaduta. E la mancata segnalazione alle Autorità avrebbe persino rappresentato un’omissione di atti d’ufficio. «In altre parole – ha spiegato il dottor Carbone – la legge in itinere al Parlamento non ha avuto il minimo peso nella vicenda».